mercoledì 12 maggio 2010

LE CASE DI TERRA IN ABRUZZO


Le case di terra in Abruzzo, sono case rurali della fascia collinare-marittima, delimitano le proprietà agricole.
La tecnica di costruzione deve temere il primo e grande nemico l’azione di erosione dell’acqua. Per risolvere il si utilizza un tetto sporgente per proteggere i muri dalla pioggia, dalla sua azione meccanica, e fondamenta di pietra per evitare che vengano danneggiati dall’erosione delle acque di scolo o che si inumidiscano per capillarità.
IL MASSONE :Blocco di argilla crudo cui non viene data forma geometrica, il nome deriva dalla somiglianza con l’impasto del pane.
Il massone si ottiene pestando, con l’aiuto di animali, per 3 giorni argilla e paglia. La poltiglia ottenuta si prende con la zappa e si arrotola nella paglia per poi metterlo in opera.L’abitazione così costruita, detta pinciara o pingiaja, era il frutto di un lavoro collettivo.Le fondazioni erano poco profonde se non del tutto assenti. Stabilito il perimetro della costruzione, si procedeva scavando l'area per una profondità tra i 50 e i 100 centimetri; la terra veniva poi ricollocata nella buca a strati di 30-40 centimetri, aggiungendovi acqua e paglia e pestandola per farla amalgamare, e poi lasciata asciugare.
A mano a mano che gli strati venivano sovrapposti, i massoni divenivano più piccoli, accorgimento che consentiva di facilitare il posizionamento in cima alle pareti(spessore di circa 80 centimetri alla base per arrivare a 50 centimetri sulla sommità).Data la natura del materiale, le intersezioni delle pareti rappresentavano i punti più delicati della costruzione; per risolvere il problema, spesso le giunzioni tra le pareti venivano rinforzate con collegamenti orizzontali di rami d'ulivo, annegati all'interno della struttura.
Per le case a due piani il solaio veniva realizzato, ad un'altezza di circa 220 centimetri, fissando al muro travi di legno di pioppo, olmo o quercia, poste parallelamente ad un metro di distanza e sormontate da una seconda orditura ortogonale di listelli, più fitta, sopra i quali veniva steso uno strato di canne spalmate di fango ed intrecciate o legate con spago, che fungevano da base d'appoggio al pavimento di mattoni cotti. La medesima tecnica veniva utilizzata per costruire la copertura, con il manto in coppi di laterizio (i penci) poggiati su un impasto di terra molle sopra le canne. Per il basamento, veniva realizzata una protezione con mattoni cotti o pietra, sino all’altezza di un metro, intorno a cui veniva predisposto un acciottolato con pendenza sufficiente a smaltire rapidamente l’acqua piovana.

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